Foto: Diego Cantore; testo Helga Bernardini
Anche quest’anno DissolvenzeLab ha seguito da vicino la Rassegna dei Saltimbanchi nata 21 anni fa tra le mura della Cascina Torchiera. Da alcuni anni gli organizzatori le hanno dato carattere nomade per poterla presentare in realtà politicamente affini e renderla strumento a sostegno di lotte e valori condivisi. E noi, questo come lo scorso anno, con loro.
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Gli ultimi due anni la rassegna si è svolta in Val di Susa (qui il nostro report della precedente edizione), in sostegno al movimento No Tav.
Quest’anno il palcoscenico dell’evento è stato sempre la Val di Susa, ma con una ragione in più.
Claviere è un piccolo comune turistico della valle, a soli due chilometri dal confine del Monginevro, diventato luogo di transito per le decine di migranti che ogni giorno cercano di svalicare in Francia. Vista l’urgente necessità di un punto di appoggio in una posizione tanto nevralgica, un gruppo di attivisti e solidali hanno occupato i locali (inutilizzati e sotterranei) della chiesa parrocchiale del Comune, trasformandoli in un rifugio autogestito che è stato quindi chiamato, con geniale ironia, “Chez Jesus”.
In un periodo in cui le cronache restituiscono quotidianamente notizie di denunce e arresti di militanti no-border, respingimenti di migranti messi in atto con sempre maggiore violenza, i “Saltimbanchi del Torchiera” sono diventati “Saltimbanchi senza frontiere” ponendosi idealmente al fianco di chi “dopo aver attraversato il deserto ed il mare per sfuggire alla guerra, alla persecuzione o semplicemente in cerca di una vita più dignitosa, si è trovato a dover affrontare non solo le nostre montagne ma anche la violenza delle nostre istituzioni e delle nostre polizie. Noi non possiamo cambiare il mondo, ma non vogliamo neanche rassegnarci. Vogliamo far sentire la nostra voce nell’ unico modo che sappiamo fare: attraverso la risata dissacrante, la provocazione del buffone e del giullare e la poesia del clown. Nella consapevolezza che non dir niente significa dar ragione ai potenti e non schierarsi significa sempre schierarsi dalla parte sbagliata (fb: saltimbanchi senza frontiere).
”Saltimbanchi senza frontiere” nasce quindi con una chiamata a raccolta, nella piazzetta della chiesa di Claviere, di giocolieri, attori, artisti e musicisti di strada. L’appuntamento è fissato per le ore 14.00 del 9 settembre e gli artisti che da tutta Italia (e non solo) rispondono all’appello sono qualche centinaio: una folla festante e colorata, armata di nasi rossi, parrucche, clave, trampoli, monocicli, che si organizza in parata per raggiungere e varcare il confine, nonostante il dispiegamento di forze dell’ordine, blindati, e agenti della gendarmerie francese.
Se l’arte può valicare i confini, perché non dovrebbero farlo ogni giorno anche uomini, donne e bambini?
Arrivati al confine, con il ritmo scandito dalla Banda degli Ottoni a Scoppio, il corteo si posiziona in cerchio per le performance artistiche: i passing di clave tra un confine e l’altro, le bolle di sapone sospinte oltre frontiera, e l’azione poetica collettiva: un lungo momento di silenzio per le migliaia di morti causate dalla politica dei respingimenti. A seguire, i partecipanti lasciano sull’asfalto scarpe vecchie di ogni tipo e misura, a costruire una simbolica installazione artistica con un pensiero rivolto a tutti quelli che quest’inverno tenteranno di aprirsi un varco oltre il gelo e la neve, per riuscire a raggiungere il sogno di una vita giusta.
Pubblichiamo il reportage fotografico del nostro Diego Cantore, che ben rende il clima della giornata. Per essere informati sulle prossime iniziative vi invitiamo a seguire la pagina Fb saltimbanchi senza frontiere.