“Dopo aver sentito le urla delle vittime gettate in mare, uno schiavo chiese che ai restanti africani fosse negato cibo e acqua, piuttosto che essere gettati nel mare, ma la richiesta fu ignorata…” (James Walvin, The Zong: A Massacre, the Law and the End of Slavery )
Foto e testo di Andrea Mancuso
Accra 18 agosto 1781, la nave Zong è pronta a salpare per la sua traversata oltre oceano verso la Giamaica con un carico di 442 unità. Una quantità piuttosto insolita considerando che all’epoca una nave inglese delle dimensioni relativamente piccole come quelle della Zong avrebbe dovuto imbarcare un massimo di 193 schiavi. Già perché la Zong era una nave negriera ed il suo carico altro non erano che persone rese in schiavitù.
Novembre 1781, la Zong si ritrovò fuori rotta a causa di errori nella navigazione. Il sovraffollamento, la malnutrizione e le malattie avevano già ucciso parecchi marinai e circa 62 schiavi africani. Se gli schiavi fossero morti a terra, gli armatori di Liverpool non avrebbero goduto di alcun risarcimento dai loro assicuratori; allo stesso modo se fossero deceduti per una “morte naturale” in mare, l’assicurazione non avrebbe risposto. Ma se alcuni schiavi fossero stati espulsi per salvare il resto del “carico” o la nave stessa, si sarebbe potuto rivendicare il danno.
Fu così che nei giorni successivi al 29 novembre del 1781 vennero gettati in mare 142 schiavi.
I racconti del massacro stimolarono il nascente movimento abolizionista e divennero il simbolo degli orrori della tratta atlantica degli schiavi africani verso il Nuovo Mondo.
Giorni nostri, difronte all’indifferenza verso il destino di migliaia di persone che perdono la vita in mare, Mediterranea ha deciso di mettere in mare una nave battente bandiera italiana, attrezzata per il monitoraggio e l’eventuale soccorso. Grazie a questo progetto una nave di volontari sta presidiando le acque del Mar Mediterraneo principalmente in corrispondenza delle coste libiche, in collaborazione con le azioni di Open Arms e Sea Watch. È l’unica nave italiana a svolgere attualmente operazioni di monitoraggio e salvataggio, nella consapevolezza che oggi più che mai salvare una vita in pericolo significa salvare noi stessi.
Tutto ciò viene raccontato tra un esibizione e l’altra, in modo leggero e geniale coinvolgendo i bambini dal pubblico. Lo spettacolo diverte, stupisce lasciando spesso lo spettatore col naso all’insù e fa prendere coscienza.
Quattrox4 aderendo al progetto CircusSea lanciato da AltroCirco, ha organizzato un evento durante il quale si sono esibiti i ragazzi e le ragazze dei corsi di Palo Cinese 1 e 2 insieme ad ospiti speciali, il ricavato della serata è stato interamente devoluto a Mediterranea Saving Humans.
“Pensiamo che il circo sia l’arte della pluralità e delle differenze, dell’apertura delle prospettive, dello scambio e della condivisione umana e artistica. Vogliamo dare un segnale forte e concreto sostenendo chi salva vite nei nostri mari e si batte quotidianamente per un’Europa più accogliente” (Lo staff di Quattrox4)
Fra gli ospiti: Karla Arevalo, Enrico Formaggi (in arte Henri Camembert), Andrea Fantauzzi, Giorgio Bertolotti. Andrea Brunetto, Ester Beghelli, Clara Storti.
(Sabato 13 aprile)