Saltimbanchi senza frontiere #2 Ventimiglia, parata contro la violenza dei confini

Oltre 500 artisti di strada, musicisti, teatranti e cittadini hanno risposto all’appello lanciato da Saltimbanchi Senza Frontiere per partecipare alla seconda parata contro la violenza dei confini:

Costruiamo questa parata muovendoci tra arte, giocoleria, musica e fantasia, per coinvolgere tutte e tutti ad essere parte di un’alternativa,     dove umanità e libertà di muoversi e di restare diventano le fondamenta su cui costruire città migliori senza discriminazioni di provenienza, genere o reddito”.

E’ stata infatti una giornata di mobilitazione festosa e colorata organizzata con Progetto 20K e Mediterranea Saving Humans, per affermare insieme che la lotta contro le politiche discriminatorie deve essere costante e trasversale.

Il momento conclusivo è affidato agli attivisti che hanno tenuto una assemblea aperta, per condividere le loro testimonianze dalle frontiere di terra e di mare.

Città simbolo

Un luogo scelto non a caso: Ventimiglia col tempo è diventata una delle città simbolo delle migrazioni. Lo sa bene il gruppo di Progetto 20k, che da anni agisce sul territorio offrendo informazioni e supporto logistico alle persone in transito, e compiendo attività di monitoraggio sui respingimenti illeciti, sugli abusi, sulle violenze della polizia di frontiera francese.

La parata

Il primo atto è stato il battesimo con i nasi rossi: sono stati distribuiti nasi da clown e fatti indossare da un finto Gesù in tunica bianca, con un rito pseudo religioso. Alle parole “indossa questo naso, ora sei un saltimbanco senza frontiere e senza vergogna”, la parata ha inizio per tutti.

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Per alcune ore le vie del centro di Ventimiglia si sono trasformate in una festa, grazie alla immancabile Banda degli Ottoni a Scoppio, ai trampolieri, alla Clown Army, ai gruppi di murga e a quelli di canto popolare. Busker di ogni tipo sono giunti da tutta Italia e molti anche dalla Francia.

E’ apparso anche un solenne Yurji Gagarin accanto alla sua Vostok 1, riprodotta in scala reale con palloncini e materiale di recupero dagli artisti del Laboratorio Sociale Buridda, di Genova. Il cosmonauta ha declamato un breve discorso all’umanità, che ha concluso con la celebre frase passata alla storia.

…Sono tornato perché ho visto, compagni miei,

che in questo mondo avete ricominciato a guardare al vostro dito

e smesso di sognare l’infinito cosmo.

La continua ossessione per il profitto

vi ha confinato in uno sterile individualismo

e piuttosto che cambiare punto di vista

vi aggrappate all’odio per coloro i quali sono diversi da voi.


Da lassù la terra è bellissima senza frontiere né confini!

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Tra maschere, clave, palloni giganti e coriandoli, il fiume colorato è sfilato in direzione del Lungomare, ben determinato a prendere tutta l’attenzione della città, scandendo cori e slogan contro la chiusura delle frontiere: la libera circolazione per ogni essere umano è un diritto che deve essere garantito ed è responsabilità di tutti informarsi su ciò che avviene alle frontiere.

Per questo motivo la giornata è stata arricchita con performance artistiche mirate, che ci facciamo raccontare da Eleonora Leporini di Teatro Fornace, tra i primi a sottoscrivere l’appello dell’evento, al ritorno da Ventimiglia.

Le performance di Teatro Fornace

Quando siamo stati invitati a partecipare alla parata, insieme a Rita Pelusio (di Saltimbanchi senza Frontiere) abbiamo pensato di proporre alcune performance artistiche con l’intento di avvicinare i cittadini di Ventimiglia e tutti i curiosi che sicuramente avrebbero assistito al passaggio della parata.

Ci interessava molto entrare in relazione con loro: sia con chi avrebbe guardato la parata con divertimento o con curiosità, sia con chi lo avrebbe fatto con sospetto o addirittura fastidio.

Abbiamo quindi inscenato una sorta di Luna Park grottesco che abbiamo chiamato “Naufrapark”, animato da personaggi bizzarri che si muovevano lungo i bordi della parata, entravano nei negozi, nel mercato, per coinvolgere più persone possibili.

Per esempio tra di noi c’erano due attrici e un attore vestiti da sirene, ammaliatrici, sinuose, che danzavano avvicinandosi alle persone ascoltando musica in cuffia. In realtà quando le sirene porgevano le cuffie (“vieni…vieni ad ascoltare la voce del mare…!”) si scopriva che “la voce del mare” non era il suono rilassante della risacca delle onde, ma le urla di aiuto dei migranti, cioè un sonoro ottenuto mixando registrazioni audio di sbarchi a Lampedusa, di salvataggi nel Mediterraneo, e frammenti di telegiornale.

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Altri personaggi che abbiamo rappresentato sono stati “la donna gommone” e “porto sicuro”. La prima, in continua ricerca del secondo, chiedeva aiuto, informazioni e solidarietà. Qualcuno rispondeva di non averlo visto, altri davano indicazioni precise, altri ancora scuotevano il capo con insofferenza e si allontanavano.

Dal canto suo “porto sicuro”, rappresentato con una figura un po’ sgangherata e ridicola, tentava di sfuggire, di mimetizzarsi tra la folla. Ed era tutto un rincorrere e nascondersi.

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Con un altro personaggio abbiamo invitato al grottesco gioco dei tre container, mutuando il gioco delle tre carte, e prendendo spunto da quello che succede in questa terra di confine dove i migranti respinti al confine francese vengono chiusi in container, in palese e drammatica violazione di qualsiasi norma internazionale.

Il loro stato di fermo spesso si protrae ben oltre le ore consentite in questi casi, ed avviene in spazi promiscui per donne, uomini e anche minori non accompagnati, ai quali non viene assicurato il regime di protezione e tutela al quale hanno diritto. 

Ovviamente anche in questo caso il gioco era il pretesto per avvicinare le persone e provare a parlare di quello che avviene a soli 7 km da lì (come ampliamente documentato da Progetto 20k )”.

Ringraziamo Eleonora per il racconto e restiamo un attimo a fantasticare: dopo la parata dell’anno scorso al confine del Monginevro e quella di quest’anno a Ventimiglia, quale sarà la prossima frontiera?

Ancora non si conoscono i progetti di “Saltimbanchi senza frontiere” ma di sicuro dichiarano che non si fermeranno. E quindi, come si dice in questi casi… “stay tuned ! “. 

(Testo e foto di Helga Bernardini e Andrea Mancuso)