La prima settimana di occupazione del Piccolo Teatro Grassi, Milano

Testo di Helga Bernardini; Foto Helga Bernardini, Marisa Di Brindisi, Andrea Mancuso

La giornata internazionale del Teatro si è aperta a Milano con l’occupazione del Piccolo Teatro Grassi da parte del Coordinamento Spettacolo Lombardia, la rete che da più di un anno si confronta per formulare una proposta di riforma strutturale del settore, condivisa fra le molteplici figure di lavoratori dello spettacolo, sia quelle artistiche che quelle tecniche professionali, le maestranze e gli operatori tutti.

Il coordinamento è nato nei mesi di chiusura dei teatri a causa dell’emergenza sanitaria, traducendo in azione (studio, confronto, e poi proposta politica) le rivendicazioni di un settore già allo stremo per mancanza di tutele, frammentarietà dei contratti, compensi iniqui, e inquadramenti scorretti. Un anno di incontri e dibattiti che hanno portato alla stesura di una bozza di proposta di riforma strutturale dell’intero settore dello spettacolo dal vivo. Una proposta che è al tempo stesso documento tecnico e manifesto politico e che giungerà alla stesura finale nel mese di aprile, avvalendosi dei tavoli di discussione avviati con l’occupazione del Piccolo Teatro.

Il Coordinamento è composto da Lavoratrici e Lavoratori Spettacolo Lombardia, Attrici Attori Uniti, Sarte di Scena, Movimento di scena, Cub informazione e spettacolo, Attrezzismo Violento, Saltimbanchi Senza Frontiere, Teatranti Uniti Como e Provincia e Brescia Unita Lavoratrici e Lavoratori dello Spettacolo (e da singole individualità che si sono unite a sostegno).

Sabato 27 Marzo, dunque, il Coordinamento ha occupato pacificamente il chiostro del Piccolo Teatro Grassi, raccogliendo immediatamente anche il sostegno e la solidarietà da parte del direttore del teatro, Claudio Longhi.

Il luogo non è stato scelto a caso dai lavoratori dello spettacolo: il Piccolo Teatro nasce, nel 1947, dall’idea rivoluzionaria di Paolo Grassi e Giorgio Strehler di fondare un teatro concepito come servizio pubblico, strumento di elevazione e necessità collettiva, come illustrato nelle parole che Grassi pubblicò su “Sipario” pochi mesi prima della fondazione del Piccolo. Le riportiamo qui di seguito per la loro stringente attualità in un momento in cui l’emergenza sanitaria ha fatto emergere come nel nostro Paese la cultura sia considerata alla stregua di prodotto di consumo secondario piuttosto che un bisogno essenziale.

Ragioni culturali ma soprattutto ragioni economiche tengono lontano il popolo dal teatro, mentre il teatro per la sua intrinseca sostanza, è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività, mentre il teatro è il miglior strumento di elevazione spirituale e di educazione culturale a disposizione della società. Noi vorremmo che autorità e giunte comunali, partiti e artisti, si formassero questa precisa coscienza del teatro considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio, alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco.” (maggio 1946, Sipario)

A sottolineare la scelta simbolica di occupare proprio il Piccolo Teatro Grassi, è girata tra le mani degli occupanti e dei giornalisti il pieghevole della stagione d’inaugurazione del Teatro.

Dal giorno dell’occupazione il chiostro del Teatro è stato trasformato nello spazio fisico dove organizzare tavoli di discussione.

Viene quindi istituito un Parlamento Culturale Permanente come luogo di incontri, assemblee, dibattiti, laboratori e proposte artistiche. Sono chiamati a partecipare le lavoratrici e i lavoratori, le imprese culturali, le piccole e medie compagnie, le istituzioni e tutte le realtà che compongono il settore, per un’assunzione di responsabilità condivisa e per costruire una ripartenza sostenibile da tutti, a partire dai più fragili, considerando il Lavoro come centralità e motore di tutte le categorie, non solo del settore culturale. A questa azione partecipano anche le studentesse e gli studenti delle Scuole, delle Università e delle Accademie di Milano come parte integrante e fruitrice del mondo della Cultura. Saranno al nostro fianco oggi per non diventare i precari di domani.(fb@coordinamentospettacololombardia)

Un lungo striscione colorato ne ha sancito la costituzione.

Il programma delle giornate di occupazione include momenti interni al Coordinamento Spettacolo Lombardia, momenti pubblici nel chiostro (a numero chiuso per ragioni sanitarie), e momenti pubblici all’esterno. Sono anche previsti collegamenti con altri teatri occupati come il Teatro dell’Odéon (Parigi) e il teatro Mercadante (Napoli).

Uno degli striscioni appesi alle colonne del Chiostro del Piccolo Teatro Aperto recita: “Sanità, Istruzione e Cultura: rivogliamo tutto” (“queste tre parole, precise e necessarie, sono strettamente correlate e fondamentali in egual modo per costruire un percorso per una vera Cura”), così al quarto giorno di occupazione, si è tenuto un incontro a tema “Sicurezza e salute psichica nel lavoro e nella formazione”.

Sono intervenuti medici (tra cui Vittorio Agnoletto), psicologi e alcuni clown-terapeuti delle fondazioni Theodora e Dottor Sorriso.

Tutti gli interventi che si sono susseguiti hanno evidenziato come il ruolo della cultura sia fondante per la nostra società e che la sua mancanza non fa che amplificare disagi psichici e minare la coesione sociale dell’intero paese. Diventare responsabili e coscienti dei protocolli sanitari, non illudendosi del raggiungimento del rischio zero, sono condizioni necessarie per invertire una politica che chiude i luoghi culturali e di socialità. C’è il bisogno vitale di insistere affinchè il governo si assuma le sue responsabilità in un momento in cui il rischio di morire biologicamente, economicamente e psicologicamente si stanno iniziando ad allineare” (fb@coordinamentospettacololombardia)

Il giorno seguente si è tenuto un incontro con l’assessore Del Corno e i direttori dei teatri milanesi. Sulla proposta di Riforma del Coordinamento, l’assessore si è espresso manifestando il proprio sostegno:

La dignità dei lavoratori dello spettacolo deve essere garantita sempre, sia quando lo spettacolo è in scena sia quando si è impegnati nella fase di preparazione del lavoro artistico. Questo è il primo passaggio cruciale della bozza del documento di riforma proposta dal Coordinamento, che condivido pienamente. Il principio della responsabilità occupazionale è un piano di proposta politica molto importante che deve essere portato avanti a livello legislativo.

L’occupazione del Piccolo Teatro è un’azione politica radicale e concreta, ma anche artistica e poetica.

E’ il momento di svegliarsi e di uscire da questa tempesta.
Non andrà tutto bene se non andrà bene per tutti e tutte.

Queste sono le parole chiave della giornata di giovedì 1 aprile, ed attorno ad esse è stata costruita una performance imponente ed emozionante: una enorme barca è salpata dal chiostro del Piccolo Teatro sorretta da studenti e lavoratori dello spettacolo, e ha varcato il portone per incontrare la città, accompagnata dal violino di Marta Pistocchi e dalla fisarmonica di Riccardo Dell’Orfano.

Arianna Scommegna è stata la coordinatrice dell’azione performativa, Domenico Ferrari ha coordinato le studentesse e gli studenti nella creazione della drammaturgia e Maria Spazzi ha costruito la magnifica scenografia insieme agli studenti delle Belle Arti di Brera.

Dopo un week-end di programmazione, interviste e incontri con la cittadinanza, il Piccolo Teatro Aperto si prepara ad una nuova settimana di laboratori permanenti e tavoli di studio, traducendo in azione politica uno degli slogan più citati negli ultimi mesi:

Non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema

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DissolvenzeLab sostiene la lotta del Coordinamento Spettacolo Lombardia, qui di seguito una galleria di nostre immagini.

5 Aprile 2021