Foto e testo di Marisa Di Brindisi
Venerdì 16 aprile 2021 è andato in scena “Rumore tecnico”. Purtroppo non è il titolo di uno spettacolo.
E’ il frenetico rumore fatto da mani e piedi che si muovono a ritmo serrato dietro le quinte dei teatri, delle sale concerto e che da oltre 400 giorni è assente in un silenzio assordante.
E’ il rumore delle maestranze, di quella categoria che si muove all’alba per arrivare sulla scena prima di tutti ed è l’ ultima ad abbandonarla. Sono i professionisti che si aggirano con caschetti, viti in tasca e spilli sul petto, si arrampicano su scale telescopiche in acciaio ed hanno mazzi di moschettoni agganciati ai marsupi. Indossano rotoli di nastro e corde, foglietti e appunti dappertutto. Eppure invisibili.
Davanti al Teatro Piccolo hanno allestito un palcoscenico: ci sono le luci, una batteria, la chitarra e poi c’è il tecnico del suono pronto al mixer. Nessuno spettacolo è andato in scena, come accade da un anno a questa parte, ma il pubblico ha potuto assistere al vuoto doloroso dei teatri e delle platee delle nostre città.
Il flash mob si conclude con le parole delle maestranze che rivendicano il diritto a continuare ad essere lavoratori e lavoratrici dello spettacolo per quel “respiro sospeso di silenzio” prima che il sipario si alzi.
“Questo palco è vuoto, un monumento temporaneo all’ipocrisia con cui si parla di noi, senza di noi. Le Maestranze dello spettacolo sono professioniste e professionisti altamente specializzati. Da 417 gg fermi per l’incapacità di programmare una ripartenza sistematica. Le false partenze non sono sostenibili e i sostegni economici sono insufficienti. Un’intera categoria non è tutelata. Noi non potremo resistere ancora senza un intervento serio da parte del governo. Siamo in una delle capitali degli eventi, in una nazione che si dice viva di attività culturali e di spettacolo. Oggi pretendiamo il sostegno necessario alla sopravvivenza della categoria per superare l’emergenza e per costruire il futuro del nostro settore con una riforma strutturale e radicale, che parta dal basso, dai lavoratrici e lavoratori, che la stanno scrivendo, all’interno di questo teatro occupato, secondo le proprie specifiche e necessità”.







20 Aprile 2021